venerdì 7 ottobre 2011

Un giorno da motociclista

La giornata perfetta per un motociclista non inizia quando la mattina si sveglia e mette su la tuta.
Inizia prima..il giorno prima..una settimana prima, quando trepidante si mette d’accordo con gli amici per un giro, un viaggio, un esperienza nuova da vivere con dei compagni che diventeranno fratelli.
Si vede lo scintillio negli occhi di chi propone, l’emozione che sale nella voce,il pregustarsi momenti unici e indimenticabili, e la delusione di chi invece per qualche motivo deve rifiutare causa lavoro, famiglia tempo.
La sera prima della partenza arriva, eccitamento mischiato ad ansia ti tiene sveglio anche se dopo ti imponi di entrar nel mondo di Morfeo. Ti sarà utile il giorno successivo esser riposato e in forma.
Come ogni giorno i raggi del sole fanno capolino nelle stanze, la sveglia suona, l’eccitazione è già al massimo.
Inizi a preparati.
Per quanto le prime operazioni siano molto simili a una qualsiasi mattina, il cuore nel petto ti fa sentire la differenza, questa non è una mattina normale!!Oggi si va in moto!!
Per quanto cerchi di rimaner calmo e concentrato;l’energia si fa strada dentro il tuo corpo, nella mente, nei muscoli,nei tendini, quasi a farti tremare.
Ognuno ha il suo meraviglioso rito.
Ogni volta sempre lo stesso.
Maglietta,intimo,calze,pantaloni della tuta,stivali,paraschiena,giacca.
Raggiungi il garage dove fa la nanna il tuo destriero impaziente di portarti sul suo dorso, dovunque tu desideri.
Con molta soddisfazione lo ammiri,l’accarezzi; crei complicità con la tua bella, chiedi che ti voglia bene come tu vuoi a lei,prometti che avrai cura di lei e che tornerete indietro, interi e soddisfatti del tempo passato assieme.
Accendi il motore. Lo Stradivari sotto l’airbox inizia il suo canto. Ogni volta il piacere di quella musica ti entusiasma e ti carica.
Ormai stiamo per partire, quindi tocca una controllata alle zip, agli strap, il casco ed infine i guanti.
Una stupenda armatura che ti avvolge, ti accarezza. Allo stesso tempo c’è qualcosa che non va, che da fastidio, che stringe, che sfrega,...è un must che ti accompagna in ogni giro.
Ci siamo quasi ormai siamo assieme, aspetti che la temperatura si innalzi quel tanto da poter inserire morbidamente la marcia.
In breve raggiungi il punto di ritrovo, dove altri fratelli motociclisti aspettano e dove aspetterai altri; saluti, abbracci. I ringraziamenti per aver accettato di condividere sono la colazione più buona che si possa gustare!
Si discute brevemente per i dettagli del giro ammirando il gregge, scambiandosi consigli e preziosi pareri. Uno sguardo di rito al consumo delle gomme, loro ti parlano, ti raccontano il carattere di ogni guerriero.
Su su, la strada ci attende.
Ordinatamente tutti riempiono i serbatoi delle proprie moto.
La pausa è minima perché l’impazienza d’iniziare la nostra avventura è tanta; altre due chiacchiere, ultima sigaretta, e qualche sorso di liquido anche per i cavalieri e via..
PARTENZA.
Dopo una manciata di Km ormai la città è alle spalle, si aprono le meravigliose viste dei paesetti limitrofi di collina.
Si va piano ma intanto ci si scalda prendendo nuovo feeling con la propria moto.
Nel frattempo ti godi quello che ti sta attorno, i profumi e le variazioni di temperatura che o ti scottano o ti entrano nella tuta regalandoti di tanto in tanto un fresco brivido che ti corre lungo la schiena
L’andatura aumenta e inizia la danza.
La strada ti guida nel ritmo di questa danza a due; è come un ballerino che guida la sua compagna in un tango, in un walzer, un balletto meraviglioso e appassionante dove il profumo e gli occhi della tua lei ti inebriano e tutto il resto scompare.
Perché quando vai in moto, tutto il resto scompare, siete tu, lei, i fratelli, l’ambiente che ti circonda. Il resto non esiste più; è rimasto tutto a casa, ed è li dove deve stare!
In breve ti trovi in posti che in altre occasioni non ci saresti arrivato, non avresti mai visto.
Arriva una strada dove il paesaggio per un momento passa in secondo piano. Il ritmo si alza ancora ed ora ci gustiamo curve veloci.
Anche se impegnati, piegati,distesi a terra, tutti si prodigano per salutare, come in una grande famiglia, fatta di parenti e grandi amici: un segno d’amicizia non manchi mai a scorgere nella moto che stai incrociando, e ovviamente tu fai lo stesso, dispiacendoti magari se ti è scappato un saluto perché eri “distratto” sulla strada.
E’ come un morbido abbraccio ad ogni curva, ad ogni incrocio. E’ davvero stupendo. Il cuore ti si riscalda nel petto. Non si saluta per esser ricambiati, ma per sentirsi parte della famiglia degli eroi quali siamo noi strana e meravigliosa gente. Motociclisti!
A volte quando non sei in sella alla tua compagna, ma dentro il protetto abitacolo della tua auto, vedi un altro fratello passare nella corsia opposta, spontaneamente tireresti fuori il braccio per salutarlo. Mi son dato delle botte sul finestrino chiuso. Altre, se porti a termine il saluto, qualche casco segue l’incrocio, perplesso, chissà cosa si chiedeva; son sicuro che dopo, a casa ha capito che dentro quell’auto c’era un’ altro motociclista con le ali momentaneamente bloccate, tappate che lo voleva onorare. Chi di noi non è rimasto male per non poter salutare un gruppo di motociclisti sopraggiungere nell’altro senso??!!
Anche se la macchina regala molti piaceri ed emozioni, non è la stessa cosa, mi capite vero?!
Dopo un buon pezzo di strada una pausa diventa d’obbligo.
Che sia in un bar per motociclisti, in una piazzola di sosta o a bordo strada, anche da fermi i saluti non mancano mai. Qualcuno si ferma per chiederti se hai bisogno di un aiuto, se ti sei perso o se la moto è in ordine, sia fratelli con altre moto sia automobilisti comprensivi e disponibili.
Andar in moto si sa, è bellissimo, però è faticoso, pericoloso, è facile aver bisogno di un qualcosa che a causa dello spazio limitato a disposizione è rimasta a casa, ma ci si arrangia lo stesso, si combina, si troverà l’aiuto necessario.
Per fortuna la tua risposta è un sorriso e un ringraziamento sentito a tutti quelli che si son mostrati premurosi. GRAZIE
Un caffè, una Cocacola, una buona sigaretta in compagnia, un paio di foto per immortalare l’evento, le prime impressioni sulla giornata, sul giro, sulle moto e ovviamente su di noi, l’atmosfera è sempre molto serena e divertente.
Bene ma il giro deve proseguire, un breve aggiornamento sulla meta,il pranzo, ci fanno pazientare ancora un istante sulla nostra nuova partenza.
Le curve continuano a susseguirsi i profumi dei fiori ormai sono superati da succulenti fragranze di cibo. Ovviamente il pancino reclama, però abbiamo ancora parecchia strada da affrontare prima del meritato premio!
Ancora un pezzo veloce, tecnico, la fame la senti poco in quei momenti, guardi chi ti precede magari per imparare qualcosa dalla sua tecnica, un’ occhiata dietro per vedere se il gruppo resta compatto;siamo tutti assieme, nessuno deve sentirsi da solo!
Un sorpasso azzardato di un fratello ti fa stringere il cuore come se fossi tu a farlo, hai trattenuto il fiato con gli occhi sgranati, ma per fortuna rientra dentro, e il respiro può ritornare normale o “ quasi”…
Ad un certo punto vuoi sorpassare tu o far una curva un po’ più “allegra”, ma una sensazione nel cuore ti dice di restar dietro e aspettare ancora un po’.
Un camion dietro la curva arriva un po’ largo, un Pulman impegna un po’ più si spazio di quello che gli sarebbe necessario invadendo la corsia. Ringrazi quella vocina dentro di te che hai ascoltato. Chissà cosa sarà, la tua coscienza, un angelo, magari uno dei tanti motociclisti che non abbiamo più il piacere di correrci assieme o di incrociare sulla nostra strada.
La ringrazio e un sorriso di tranquillità mi dipinge il viso, avrei potuto rischiare, ma è andata bene!
Le vallate, le campagne e le colline si susseguono incessantemente. Sentire il cambio di vegetazione, di temperatura o di umidità, ti fanno sentire parte integrante di tutti gli ambienti che varchi. Tutti i posti diventano un po’ casa; non c’è malinconia al pensiero che magari non li rivedrai, c’è solo un’infinita poesia a starci in mezzo;solo un grande piacere, un amore, una gioia incondizionata che pochi riescono a provare.
Mi ritrovo spesso, una volta sceso, a pensare a cosa si perde chi non ci capisce, chi la moto non la vive chi della moto ha paura. Quanta vita c’è in tutto ciò!
Ormai senti solo i profumi di buon cibo; inizi a guardare le insegne dei ristoranti. In collina o in campagna lontani dal “mondo” si mangia bene!!!!!
Finalmente il tanto agognato ristorante fa capolino tra le case dell’ennesimo splendido paesetto, oppure un rifugio tra un paio di piccoli edifici immersi nel bosco dove l’aria pulita ti riempie il petto. Una volta sceso e tolto il casco, a pieni polmoni inspiri quella fresca e deliziosa, che purtroppo nelle città ci siamo disabituati a sentire.
Le note dei discorsi son sempre sulla stessa lunghezza d’onda, il giro, le moto, i compagni,i posti, gli errori, i numeri,i rischi, perplessità e momenti stupendi.
L’agitazione inizia a lasciar il suo morso lasciando posto a quello della fame, si sa, l’aria aperta apre lo stomaco, no?!
Ci si accoccola attorno ad un bel tavolo nel ristorante designato; la genuinità delle pietanze proposte si apprezzano già dall’ odore del cibo che i succulenti e golosi piatti emanano in braccio ai camerieri intenti a servire altri motociclisti e viaggiatori.
Il volume dell’attrezzatura da riporre è davvero notevole. Giubbotti, paraschiena, guanti, caschi occupano uno spazio incredibile.
In questi posti sono tutti cordiali, sono abituati a noi, molti di loro sono come noi. La gentilezza e l’empatia sono sempre di casa: sarà per la faccia, stanca, tesa, quasi sconvolta, ma inevitabilmente splendente di un sorriso genuino, che ogni pilota sfodera quando toglie il suo casco.
Chi di noi una volta a casa non lo racconta con l’occhio brillante?
Tra risate, deliziosi sapori, 2 birre e qualche caffè il pranzo viene gustato con calma, il tempo speso, è assolutamente meritato, nessuno lo può rubare.
Siamo in moto..è sempre così, lo deve essere sempre! Ovvio qualche volta non si riesce, però quello è il must, quello a cui ogni motociclista ambisce. La fretta deve rimanere a casa con tutto il resto!
Anche se la fame è tanta, ci si rimpinza raramente, c’è il ritorno da fare; bisogna esser soddisfatti ma leggeri, altrimenti chi la chiude la tuta???!!!
A volte il tempo cambia rapidamente; a volte si ritorna a casa ancora più accaldati dell’andata, dove il ritmo è ancora più incalzante la grinta è ancora più alta!
Altre però un po’ di pioggia ci fa trattenere sotto la tettoia del ristorante, a fumar ancora una sigaretta, a guardare il panorama, guardi automobili e la gente che passa in macchina o in moto.
Una volta rasserenato, dopo una pulita alle visiere, ci si incammina tranquillamente; solita vestizione, soliti rombi che ogni volta emozionano.
Ora è il momento di aprire il gas.
La prima staccata, il muso della moto pesa sulle forcelle che affondano, il busto è dritto e sui polsi arrivano diversi chili. Il piede scala le marce necessarie per aver la miglior trazione in percorrenza e per un’uscita più fulminea, a fionda. Il culo della moto si alleggerisce a volte si alza, a volte ti culla in un dolce saltellamento della ruota posteriore, che dà la prima botta d’adrenalina. Ci si sistema sulla sella per affrontar la curva; il ginocchio proteso verso l’esterno va alla ricerca del contatto con l’asfalto.
La soddisfazione a raggiungere il terzo appoggio, di aver lambito contro la rugosità del catrame, di aver lisciato la saponetta; gli Slider son fatti per esser consumati no?! Quindi crepi l’avarizia e giù in terra!!!
Ti trovi disteso appeso ai semimanubri e alle pedaline; chi ha visto L’Attimo Fuggente, l’altro punto di vista, quello obliquo, vicino all’asfalto, bellissimo, intenso; lo trattieni scorrendo fino a quando l’uscita della curva di apre davanti.
BAAMMM, gas a tamburo, ti nascondi dietro il cupolino tirandoti su, facendoti piccolo dietro il serbatoio; il cambio di marcia spesso è una buona scusa per l’ultima sistemata.
L’uscita è una fucilata, pronti per una altra curva: staccata, ginocchio, gas e uscita: staccata, ginocchio, gas e uscita. Qualche volta ti prepari già per un curvone a destra, ma hai una prima a sinistra, un cambio veloce dove stai in carena comunque, o sei già un pelo fuori dalla parte opposta al curvone, alla fine è sempre un'altra bellissima e stupenda curva,e una ancora e ancora e una ancora di nuovo ancora,ancora.
Gli unici intervalli sono gli inutili rettilinei, superflua pausa …
Dopo qualche chilometro però si avvicina un paese che segna la fine della tirata, non vogliamo che nessuno prenda paura al nostro passaggio, non vogliamo che la gente ci indichi come delinquenti; rischiamo la vita è vero, ma quanta vita c’è in un solo giorno, in un solo giro? Non facciamo del male a nessuno, abbiamo solo le vene che ci scoppiano per quanto ci sentiamo vivi e liberi in quel momento.
Ormai la danza tranquilla della moto ci riaccompagna in città
La stanchezza, la soddisfazione, la ricchezza che ci si porta dentro, ci accompagna ancora un poco.
Gli ultimi semafori ci fanno cenno che ormai il nostro giro è volto al termine. Ci si ferma nuovamente al distributore, per rifornir i destrieri prima di entrar in città. Giorni, invece si ritorna direttamente in città, ma ci si ferma sempre un po’: l’ultimo abbraccio, l’ultima stretta di mano, l’ultima sigaretta assieme, l’ultima risata prima che le belle ritornino protette dentro ai loro garage, ai loro rifugi.
Salutati i fratelli motociclisti è il momento di dedicarsi a lei, alla nostra compagna almeno per un istante. Chi la lava con una morbida carezza, dove la mano accompagna le sinuose linee del suo vestito: carbonio, plastica,vetroresina, metallo che sia, dipende dalle parti del suo corpo che sfioriamo, sempre però con la stessa delicatezza, con la stessa cura, come se tra le nostre mani ci fosse una stupenda donna di cui siamo innamorati perdutamente .
Un ingrassata alla catena, una vista compiaciuta alle gomme che puntualmente presentano i riccioletti; la soddisfazione è massima a veder che il bordo è più mangiato del centro e che il pneumatico è tutto consumato, tutto dal centro fino alle estremità.
Con un sorriso richiudo la porta del garage il giro è finito..
Ora a casa, anche se ci togliamo le vesti, il cuore è denso di gioia, pieno della ricchezza della sensazione di appartenere a questo gruppo di meravigliose e strane persone follemente innamorate che siamo…..

…motociclisti…..

lunedì 30 maggio 2011

29 maggio 2011 Lago di Campotosto

430 km... acido lattico vai via.....

che percorso DA PAURA!!!!

giovedì 28 aprile 2011

Moto GT 3.0 23-24/04/2011 Reportage a cura di Mauro_696


reportage de noantri

l'avventura dei 4 cartoccetti comincia a piazza cola di rienzo alle ore 18, con comodo
alla partenza si presenta il lattuga col suo bellissimo zainetto VUOTO, perchè il lattuga per una gt di 3 giorni si porta solo una maglia termica e lo spazzolino, per il resto è vestito come se dovesse andare a ostia a farsi il bagno

il buon giorno si vede dal mattino (parte prima): una volta messi in sella si imbocca il muro torto e, letteralmente, al primo bivio gregg e lattuga da un lato e io e flam dall'altro... persi dopo neanche 1 km di viaggio, partono le prime telefonate al grido di "dove cazzo siete" e ci ricongiungiamo dopo mezz'ora nei pressi di piazza bologna... contemporaneamente arriva il messaggio di nonno pengo... "siamo a Foligno, vi aspettiamo?" §30§
tra gli sghignazzamenti generali imbocchiamo l'autostrada, al primo casello
lattuga a flam "a quanto puoi andare?"
flam "e che ne so"
lattuga "dimme te... 200, 190, 180... quanto fa sto cancello? vabbè nnamo"

il buon giorno si vede dal mattino (parte seconda): ci fermiamo al primo autogrill, elenco dei problemi - sottolineo che avremmo fatto si e no 50 km -
lattuga: spia dell'olio fissa sul rosso
me stesso: scarico di sinistra traballante
gregg: freni anteriori gracchianti perchè aveva montate le pasticche dei puffi
flam: moto scodinzolante
gregg nel frattempo comincia la sua epopea di materiale per fumare perso, non trova le cartine

ripartiamo... superiamo l'aquila, arriviamo al gran sasso con un freddo della madonna, e al casello il lattuga deve fare la pipì, per cui una volta pagato (io e gregg, perchè lui e flam passavano in 2 con la stessa viacard) comincia lo show delle nudità... prima si scoperchia il culo, poi il pipino, infine, mentre noi ci coprivamo con l'impossibile, visto che si doveva mettere la maglia termica (unico suo bagaglio) si denuda completamente tra gli sguardi attoniti degli automobilisti, la foto sottostante è successiva, vi assicuro che era veramente nudo, abbiamo tutti ammirato il suo bastoncino findus...
gregg non trova il tabacco


ci rimettiamo in marcia, autostrada verso ancona, dopo una sosta all'autogrill dove caffettiamo, tranne lattuga che va a jeghermaister, arriviamo finalmente ad ancona nord, al lattuga sulla strada gli si stacca il cavo dell'acceleratore che per poco non gli finisce tra i dischi... aggiustiamo alla bellemmeglio e ripartiamo direzione jesi
gregg non trova di nuovo il tabacco
mi sono scordato di dire che la nostra cartina di riferimento era un foglio a4 con 3 immagini jpeg incollate tra loro di tutto il centro italia, che per vedere l'autostrada ci voleva la lente di ingrandimento

cmq, usciti da ancona nord mentre lattuga e gregg (che aveva trovato il tabacco, ma si era perso i filtrini) cercavano di decifrare la cartina litigando sulla strada da fare, illumino io di immenso la plebe dicendo "scusate, l'albergo è a jesi, qua ci sono le indicazioni per jesi, non basta seguire i segnali?"... dopo 120 minuti di applausi per l'idea geniale, andiamo... ovviamente lattuga in testa... ovviamente sbagliamo svincolo... ovviamente torniamo indietro... ovviamente lattuga e gregg senza benzina, arancione fisso

dopo aver fatto benzina e alcuni girotondi per le rotonde di jesi (un posto pieno di rotonde, mai viste tante rotonde in vita mia §33§ ) arriviamo sul rettilineo in cui si trova l'hotel... lattuga sempre in testa... ovviamente passa a 150 all'ora davanti all'hotel e non lo vede, ovviamente flam dietro e non lo vede... ovviamente lo vediamo solo io e il gregg, per cui ci appostiamo dal lato opposto in attesa che si rendano conto e tornino indietro

posteggiamo le moto accanto a quelle degli altri legionari e partono le telefonate per riunirci al gruppo, arriverà Tiburon a prenderci, mentre lo aspettiamo gregg riesce a perdere l'accendino che vola al di là di una ringhiera (i commenti a ogni mancato ritrovamento o perdita di tabacco, filtrini ecc. ve li risparmio per evitare il bannaggio per blasfemia)

la costante di questo viaggio è il nostro arrivo quando tutti hanno finito e se ne stanno andando, e così è stato in pizzeria la prima sera, dove abbiamo trovato gli altri che pernottavano a jesi, è in questo momento che il lattuga apprendeva l'orario dell'appuntamento per il giorno dopo, e cioè le 7

una volta che ci siamo accertati che il lattuga avesse ripreso le sue funzioni vitali e dopo esserci riempiti, mentre tutti andavano via ed essere rimasti desolatamente solo in 4 in tutto il locale, subentra il grande problema di gregg... è senza accendino! soluzione facile, si corrompe la cameriera del locale e si rimedia un accendigas da cucina

Tiburon aveva promesso di tornare a prenderci per portarci in hotel ma non si vedeva, per cui decidiamo di far da soli, naturalmente ci siamo persi, imboccando un vicolo cieco in fondo al quale troviamo una macchina ferma con dei cingalesi dentro che ci guardavano malissimo... facendo finta di niente e fischiettando ce ne siamo andati... troviamo l'albergo e ci dirigiamo fulminei verso la stanza, perchè quando ho prenotato ingenuissimamente ho preso una maxi camera per 4, non sapendo che sarebbe stato uno dei + grandi errori della mia vita! entriamo e dopo circa 120-130 secondi il gibbone era già nel mondo dei sogni

le successive 6 ore sono state un incubo, fate finta di andare a dormire (o almeno cercare di farlo) coricandovi accanto a una segheria con i macchinari arrugginiti, otterrete un pallido esempio di cosa abbiamo passato io e gregg quella notte, flam avendo le orecchie di amianto è riuscito a dormirgli pure accanto... con la testa sul comodino perchè lui occupa una piazza e 3/4

verso le 4 e mezza ho guardato disperato il cellulare per vedere quanto mancava alle 6... vi dico solo questo
infatti non c'è stato bisogno che suonasse la sveglia... alle 6 ho chiesto nel vuoto... "gregg sei sveglio vero" ... "si -commento censurato-"

dopo 10 minuti eravamo tutti svegli... tranne uno.... per farlo rinvenire dal coma mentre io gli facevo il solletico ai piedi gregg gli ha messo accanto i calzini del giorno prima... dopo 3 decimi di secondo era già vestito e pronto a uscire, ovviamente con le mutande di fuori e con un souvenir che sarebbe stato forse utile durante la giornata


una volta usciti dalla camera, e lasciato solo il lattuga a intrattenere una conference call col gabinetto, siamo scesi in reception e lì abbiamo capito perchè l'albergo si chiamava Hotel dei Nani, affacciatici al bancone una vocina da un punto indefinito della sala ha detto "prego?"

dopo esserci guardati attorno abbiamo realizzato che la voce proveniva da una simpatica signora alta un metro e una banana (nana anch'essa di quelle piccole che ogni tanto si trovano ai supermercati)

facciamo un salto temporale alla partenza sennò non finiamo +... dopo il caffè-breafing, la consegna dei road-book, e una foto ricordo in uno dei luoghi + belli di ancona


si parte… ecco l’unico momento in 3 giorni in cui siamo stati primi in qualcosa.

come già detto abbiamo sbagliato bivio subito dopo il primo check per la foto… proseguendo per la strada giusta, unicamente perché i secondi ci hanno segnalato per dove passare, già commossi dal nostro senso dell’orientamento, ci avviamo bellamente al distributore della Tamoil ove ci eravamo dati appuntamento con gli altri due, durante la strada noto che Flam va a una velocità che un bambino con la graziella con le rotelle laterali lo lasciava dopo 2 curve, e infatti arrivati al benzinaio scopriamo che il tubo dello sfiato dell’olio era staccato… dopo una videoconferenza col meccanico abbiamo il responso: bisogna incollare!

Al che mi fiondo al primo paesello utile, pochi km e trovo aperti sia un supermercato che un bazar (roba che dalle mie parti in sicilia avrei dovuto dare minimo 100 km per trovarne 2 aperti il sabato prima di pasqua), addirittura la simpatica signora del bazar mi fa scegliere tra 2 colori di nastro isolante, ovviamente ho preso quello rosso ducati! Torno dal benzinaio e trovo: flam che si mangia un panino fottuto la mattina alla signora-nana, gregg che tenta di chiamare sua moglie che non gli risponde… lattuga è al cesso!
Mentre flam procede con la riparazione, e lattuga prosegue la seduta al cesso, con gregg caffettiamo e … udite udite… il gregg si ricompra l’accendino! nel frattempo mi descrive le foto artistiche che ha fatto al lattuga al primo check point

Finalmente si parte per la GT ….!!!seria!!!... la formazione tipo era così composta: io e lattuga a fare da apripista, flam, il gregg e la schiena del gregg a retroguardia, inutile dire che quando gli scarichi puzzolenti del lattuga mi permettevano di stare davanti non sbagliavamo (quasi) mai strada, e quando stava avanti lui era tutto un vai, ritorna, rivieni, riparti… ne racconto solo uno perché sennò facciamo notte… ero davanti io, a un bivio io passo lattuga si ferma perchè il suo tom tom interno ha deciso che la strada non era quella, stranamente flam si ferma con lui e ancora + stranamente gregg mi segue, non vedendoli + ci fermiamo e chiedo a una simpatica signora indigena se la strada era giusta, tra un abbaio e l’altro dei suoi cani la simpatica signora conferma che era giusta, quindi torno indietro a piedi a richiamare i 2 campioni e lascio il gregghe con la signora, che si scopre essere un’allevatrice dei beagle che tenta biecamente di sedurre il gregghe in tutti i modi! Strappato il poverino dalle grinfie della signora ripartiamo… durante la strada io e il lattuga ci siamo ingarellati con un pischelletto su un motardino di cui non saprei dire la marca, so solo che ci ha fatto il culo a strisce §30§
Ogni tanto toccava fermarsi ad aspettare gli altri 2 e come potete vedere abbiamo sempre riservato loro un’accoglienza mica bau bau micio micio

Sull’episodio della bambola che abbiamo prima stuprato e poi derubato del gilet di pecora sapete già tutto!
Comincia a farsi l’ora di pranzo quando guardando la cartina, convinto che avessimo oltrepassato di gran lunga metà strada mi rendo conto che non siamo neanche a ¼, al che tramontano i sogni di gloria di mangiare ad Amatrice e tra una peripezia e l’altra raggiungiamo il gruppone a Castelluccio, tra gli sberleffi generali..

Dopo pranzo ripartiti, naturalmente ultimi §33§ , arriviamo giù a fare benzina, tocca prendere la strada verso l’Aquila e il lattuga si lancia in una trattativa in una lingua incomprensibile con dei signori che avevano tutta l’aria di passare l’intera giornata a sollazzarsi nella ridente stazione di servizio, ci indicano la strada verso Rieti.. la prendiamo e dopo 500 metri lattuga stoppa tutto! “fermi, non è questa la strada…. Maledetti drogati! Torniamo indietro”… per cui rigiriamo le moto, ripassiamo davanti al benzinaio, facciamo altri 500 metri e venivamo incrociati dal gruppo-coppie di road runner, che ci fa segno di tornare indietro… per cui ri-rigiriamo e ci facciamo tutta la strada con loro fino ad amatrice (approfitto per fare i complimenti a road runner che va come un treno nonostante fosse con zavorrina al seguito)… quando la schiena del gregghe ci impone uno stop
Ripartiamo, alla lunga ci ricongiungiamo col gruppo road runner, con loro arriviamo prima a L’Aquila (qui devo fare un intermezzo serio e ringraziare nuovamente gli organizzatori che ci hanno fatto passare da lì, non aggiungo altro) e poi finalmente arrivo al borghetto con l’agriturismo.

Dunque eravamo arrivati al nostro trionfale ingresso nel ridente agriturismo che ospitava tutta la combriccola.
La prima cosa che balzava all’occhio erano le pochissime moto posteggiate, ma non è che eravamo arrivati primi o quasi, semplicemente avevamo biecamente tagliato la strada senza fare l’ultimo tratto indicato nella cartina, ma che volete… io e gregg eravamo a pezzi, la moto di flam stava cadendo a pezzi, lattuga stava entrando in crisi da astinenza alcolica… insomma dovevamo affrettare i tempi.
Mentre cominciavamo a trastullarci con la birra arrivano gli altri alla spicciolata, da segnalare il secondo gruppo romano (quello serio, quello bbono), in cui spiccavano due figure vestite tipo quegli omini che si vedono in tv in serie tipo ris e csi (purtroppo manca una foto nel nostro reportage)
Non erano 2 poliziotti della scientifica ma pgducati e il nonno di tutti noi dall’alto dei suoi anni.

Si profila la distribuzione nei vari alloggi per la notte e già io e il gregg si sudava non freddo, ma ghiacciato. Infatti l’organizzazione ci aveva collocato con lattuga e flam nell’alloggio “belvedere”, che dopo aver visto le chiappe e il bastoncino di lattuga suonava a presa per il culo. L’unica speranza era che i muri fossero quanto più spessi possibile. Ci dirigiamo dietro il proprietario delle stanze assieme a un altro gruppetto di poveri ignari, ci viene aperta la porta e il gibbone con flam al seguito si fiondano dentro ... quando, in quel momento, si affaccia da un altro palazzo un uomo che amerò per il resto dei miei giorni, che dice “ma lì non ci state tutti! Alcuni vengano con me!”

“Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione!” (cit. Il Perozzi)

Io e gregg ci stoppiamo subito, facciamo passare 2 dei poveri ignari (uno dei quali è il Luka di cui sopra) e, sentendo l’Ave Maria di Schubert in sottofondo, planiamo verso il signore che ci ha salvato la vita, assieme ad altri 3 ragazzi bolognesi e a pgducati.
Inutile dire che ogni passo che ci allontanava dal lattuga era 1 cm in più di sorriso, alla fine siamo capitati esattamente dal lato opposto del paesino, con gregg che (in preda a una crisi isterico-mistica) ogni tanto urlava “lattuga??? ….. che bello non risponde nessuno!”
L’amore che entrambi abbiamo provato per quel meraviglioso signore è ulteriormente aumentato quando abbiamo visto che potevamo dormire ognuno in un letto a 2 piazze

Preparati per la cena, ci siamo poi avviati, per la strada gregg si è accorto di essersi scordato per la 34^ volta l’accendino, ma ormai più nulla avrebbe potuto scalfire la nostra felicità… tranne una cosa, al nostro ingresso per la cena infatti troviamo ad accoglierci


Sulla cena non mi soffermo, dato che c’eravamo tutti e che le mie condizioni psico-fisiche erano ormai al minimo, sappiate solo che al ritorno col gregg ci siamo girati tutto il borgo perché non trovavamo (ma che strano!!!) la casina che ci ospitava.

ABBIAMO DORMITO SENZA INTERRUZIONI PROVENIENTI DA ORTAGGI FINO ALLE 10

Una volta svegli, finalmente, come 2 persone umane, abbiamo fatto colazione, scoperto che in una porta della cucina dava su una bat-caverna
gregg ha chiamato tutta la famiglia per fare gli auguri, abbiamo persino usato 2 bagni diversi! Una pacchia, se non fosse che mi sono scordato il caricabatterie appizzato dietro il letto sarebbe stata la mattinata perfetta. §33§

Ricongiunti col gruppone cominciano i saluti, i baci, e le sostituzioni della batteria della moto di Tara, con Pengo uomo-ovunque cacciavite munito che, dopo essersi informato su che batteria avevi era già là a smontarti il serbatoio.

E’ in questo momento che lattuga prende coscienza che si è fatto 800 km con la spia dell’olio accesa e che FORSE questo potrebbe essere un problema, quindi parte la telefonata al meccanico.... ma il problema ancora + grande è che deve portare il suo culo dalla suocera in un orario decente per il pranzo. Per tale motivo, una volta partiti e arrivati sulla statale che porta a L’Aquila, perdiamo definitivamente le sue tracce…. Missing Lattuga… non ci ha manco + risposto al cellulare, eppure in fondo gli vogliamo bene! §27§

Il viaggio di ritorno, considerando che siamo passati da lattuga apripista a Pengo apripista è stata una passeggiata di salute, dove persino la schiena del gregg s’è divertita! Intervallata solo dai cambi di batteria per la moto di Tara, ora usando quella di capmar ora quella di pgducati… un uomo che, oltre ad avere il coraggio di farsi tutta la gt con quella tuta antipioggia inguardabile e con un casco jet, chiama un missile come l’s4rs “ciotolina” già vi dice a cosa si può ridurre un poveraccio di fronte a un motore desmodromico… quando mi ha detto che una volta aveva pensato di venderla me lo stavo mangiando vivo!
Infine, se passate da Rieti il giorno di Pasqua alla ricerca di cibo, sappiate che potreste anche morire di fame!
Penso di aver concluso
Un saluto dai 4 cartoccetti sparati con la bic!

di cui tre usano lo stesso zaino



e uno ha la testa non esattamente al suo posto